Nel 1090 circa il Gran
Conte Ruggero fece edificare il monastero di San Filippo di
Fragalà nel Valdemone. Il monastero sorse dalle fondamenta,
sui resti di un cenobio bizantino fondato, secondo la
tradizione, da San Calogero di Calcedonia nel 495: in
quest'epoca i santi di origine greca Calogero, l'arcivescovo
Demetrio e l'arcidiacono Gregorio, per sfuggire le
persecuzioni in atto nella loro terra, vennero a Roma e
vestirono l'abito basiliano; ordinati sacerdoti furono
mandati ad evangelizzare le terre della Sicilia. I tre
santi, convertendo e predicando, attirarono un gran numero
di persone, insieme
alle quali costruirono un cenobio. Il cenobio sopravvisse ai
saraceni e fu ricostruito dal Conte Ruggero: l'esigenza di
ripopolare il territorio, la necessità di sfruttare le
possibilità di rilancio delle attività produttive
dell'isola, il bisogno di assicurarsi l'appoggio della
popolazione, indusse i sovrani normanni ad adottare una
politica filomonastica, caratterizzata dal rilascio di
privilegi e immunità. Una leggenda vuole che il monastero
di San Filippo sia stato costruito dal Gran Conte dopo la
presa del castello di Belmonte, come ex voto perchè San
Filippo aveva liberato il piccolo
Ruggero da un bruco che gli si era insediato nell'orecchio,
e la leggenda ha riscontro parziale in alcuni documenti
rilasciati dalla regina Adelasia e dai figli, in cui viene
appunto ricordato il miracolo che occorse al piccolo
Ruggero. Nei molti documenti emanati in favore dell'abbazia,
Ruggero il Gran conte ammonì ripetutamente i suoi vassalli
ed i suoi funzionari a rispettare le concessioni da lui
fatte; dopo la sua morte (1101) la politica di benevolenza
nei confronti dei monasteri basiliani fu continuata dalla
vedova Adelasia e dal figlio Simone, morto a 12 anni e
sostituito dal fratello Ruggero II, re dal 1130. Nel 1172,
per ovviare all'increscioso stato di decadimento in cui era
caduto il monastero, la regina Margherita e il figlio
Guglielmo il Buono fecero riedificare la chiesa ormai in
rovina, trasformandola in un monastero benedettino e
concedendola all'abbazia di S. Maria la Nuova di Monreale.Il
monastero durante il regno di Federico II fu afflitto da
ogni sorta di violenze e prepotenze.
Struttura
interna
Oltrepassando il sobrio portaletto
tardorinascimentale (datato 1614) si accede ad un cortile
quadrato atorno a cui si sviluppano gli ambienti del
cenobio. Al piano terra si trovano magazzini e stalle,
attraverso una scala si può accedere ad un ampio terrazzo
che collega gli ambienti delle celle dei monaci a destra ed
al grande refettorio a sinistra. La parte posteriore della
Chiesa è ancora originale con le sue absidi di stile
siculo-normanno mentre la parte frontale è di stile barocco
e risale al 1613. La pianta della Chiesa è a croce latina,
con un transetto, una grande abside centrale e due piccole
absidi laterali. Le absidi recano tracce di un bellissimo
ciclo di affreschi, al centro la figura del Cristo
benedicente entro una mandorla di luce retta da angeli,
mentre più in basso sono teorie di santi, alcuni dei quali
reggono pergamene con scritte in greco.
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